Michele Dallapiccola
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Autonomisti, stelle alpine: ottimo risultato! E adesso dove li portiamo i nostri voti?

Da Michele Dallapiccola 26 Settembre 2022

Oggi gli autonomisti hanno capitalizzato un ottimo risultato. Non c’è dubbio.

A questo punto, l’opzione principale da decidere è: come potremo valorizzare il capitale di tutti questi nostri voti? 

Politicamente parlando, le elezioni provinciali sono ormai alle porte. E se a livello nazionale ci sono poche alternative – la destra è sempre più destra – in Trentino tuttavia, si sta verificando una splendida anomalia. 

Campobase a  livello provinciale e il centrosinistra nel collegio di Bolzano hanno performato un ottimo risultato. 

In particolare il neoformato Campobase ha già eletto un proprio rappresentante in Parlamento (alla faccia di chi sostiene che non esiste). Ma ha onorevolmente mancato il secondo parlamentare a Rovereto. Per 200 voti. 

Così è accaduto che gli autonomisti con la loro neutralità, tutt’altro che svizzera, hanno contribuito a mandare a Roma due figure destroidi di oscuro peso. De Bertoldi e Biancofiore potevano benissimo venir sostituiti da figure ben più radicate e ben più autonomiste. Ma sul senno di poi inutile recriminare. 

Il significato di questo risultato è che i voti degli autonomisti alla destra non servono ma possono però far vincere il centro. 

Di qui in poi. 

A destra si preannunciano due scenari interessanti per chi ora siede all’opposizione. 

PRIMA OPZIONE: la destra di Fugatti si ripresenterà alle elezioni provinciali con degli equilibri fortemente cambiati rispetto all’inizio legislatura. E lui e la sua lega ne dovranno tenere conto. Se tutto rimane cosi, la coalizione conterrà Fratelli ditalia e assumerà un colore più nero che mai. Inavvicinabile dagli autonomisti. 

SECONDA OPZIONE: in alternativa Fugatti potrebbe in seguito rompere con FDI per mascherarsi da mite e provare ad assumere posizioni più centrali e moderate. Nel caso, si potrebbe verificare una situazione simile a quella in cui è incappato il centrosinistra nel 2018.

A questo punto quale miglior occasione per le forze attualmente all’opposizione in Provincia di provare a riprendersela in mano? 

Insegna Machiavelli, già alla fine del 1500, che le alleanze vanno codificate prima della battaglia. Aspettare il vincitore dopo l’esito infatti non servirà a nulla poiché di te non si fiderà ne il vinto né il vincitore.

QUI SOTTO: le prime avvisaglie di ammiccamento risalgono a più di un anno fa.

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La giunta annuncia: “una specifica campagna di marketing!”

Da Michele Dallapiccola 25 Settembre 2022

Ma qualcosa è andato storto.

Sa di buoi scappati dalla stalla, la serie di annunci della giunta provinciale. Anche se, a dire il vero, alle mostre autunnali del bestiame si è presentata col sorriso tirato. Facevano finta di nulla gli assessori. Stringevano mani e ammiccavano simpatia. E i contadini, educati, rispettosi e tradizionalmente umili di fronte alle autorità, tagliavano corto. 

Ma nelle retrovie il malumore aveva tanta consistenza da potersi tagliare col coltello.

E d’altra parte è così. Ormai la frittata è fatta. Perché al famoso marketing, i fondi andavano assegnati prima. È da più di due anni che in Consiglio provinciale segnaliamo i sintomi di una crisi senza precedenti.

Per recuperare il triennio andato in fumo sul piano del contenimento della crisi della zootecnia, adesso ci vorrebbero i milioni. Tanti. Anzi, ad esser maliziosi, troppi forse in proporzione al ritorno in termini di voti?

Di certo c’è che se il ragionamento persegue la logica finora adottata da questo governo, visti i numeri (800 aziende) il settore potrà aspettarsi gran poco. Specie al confronto di altre situazioni. Sulla società civile ad esempio, si son lanciati abbonamenti gratis a tutti gli anziani, 180 euro a pioggia ad urbi et orbi, festival e concertoni.

Nel settore agricolo, si è pensato a finanziare i carri raccolta o il festival del Trentodoc. Come se le bollicine avessero bisogno di aiuto (è uno dei settori agricoli che tira di più in questo momento). 

Certo sorseggiare bollicine in compagnia è molto più appagante che andar per le stalle e sentirsele dai contadini mentre l’abito che indossi si adatta all’odore del luogo che calpesti…

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Rinnovo concessioni idroelettriche. La giunta corre ai ripari quando il latte (anzi il getto d’acqua) è già versato

Da Michele Dallapiccola 23 Settembre 2022

Qualche giorno fa è passata la notizia che la PAT sta modificando le procedure di riassegnazione sospese per le 17 concessioni in scadenza nel 2024 a fronte di piani industriali per efficientamento e potenziamento degli impianti. Verrebbe spacciata per misura normativa contro la crisi energetica nei piani dei concessionari idroelettrici e in parte lo è pure. 

A ben vedere si tratta di un tentativo di mettere una pezza sull’enorme strafalcione combinato lo scorso anno per l’altra metà del cielo delle concessioni di valorizzazione dell’energia idroelettrica: quella delle centrali di media è piccola dimensione. Si tratta di un patrimonio che alimenta le casse dei nostri Comuni.  A questo link l’appello del Sindaco di Vermiglio

Caparbiamente lo abbiamo detto più di una volta: la giunta Provinciale ha voluto mettere in gara unica in Europa questo tipo di concessione al momento della sua scadenza. Qui il link del nostro articolo di denuncia.

Il risultato è che nonostante le numerose proteste di Sindaci, Consorzio dei comuni e minoranze consiliari, questa maggioranza la sua frittata ormai l’ha bell’e combinata.  QUI IL LINK DI DENUNCIA DEL CONSIGLIO PROVINCIALE

Questo grave strafalcione amministrativo non sconquesserà certo il destino dei trentini. Certifica però, nella sua gravità sostanziale, quanto male possa fare un uso distorto dell’Autonomia. Uno dei tanti esempi di questa giunta che si definiva del cambiamento

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ALI’ FUGA’ E I QUARANTA MILIONI!

Da Michele Dallapiccola 23 Settembre 2022

Esilaranti analogie in una scoppiettante campagna elettorale.

Che la lega sia un partito dalle promesse facili è cosa risaputa. Non ha fatto eccezione la sua declinazione trentina. 

E’ dall’inizio della legislatura che gli annunci sovrastano di gran lunga in numero i fatti. Ma se durante gli scorsi quattro anni le cose han potuto scorrere comunque, in questa settimana pre voto, le questioni sono a dir poco straripate. Stampa e web ne darebbero da sole ampia conferma. Ma non accontentandomi, ho provato a proseguire googlando i termini “Fugatti – 40 – milioni”. In questa campagna elettorale era proprio la cifra quaranta a rimbalzare da più parti. 

Ne è uscito il surreale collage della foto di copertina. Specchio della classica narrazione leghista. Tra tutte, la menzione d’onore va allo studio commissionato dalla PAT sulle ricadute del concertone di Maggio scorso. Nella migliore delle considerazioni che ho sentito in questi giorni, i 44 milioni citati come ritorno, sono considerati dai più un’autentica buffonata.

Quanto consenso la lega raccoglierà da questa sua scoppiettante settimana che sta per concludersi, lo si saprà al più tardi già lunedì sera. A noi tutti, i passaggi sulla stampa di Fugà & co sono stati utili per capire come la lega potrà condurre la campagna elettorale del prossimo autunno. Se la giunta è stata capace di tali roboanti notizie per le poltrone dei suoi rappresentanti a Roma non osiamo immaginare quando, ad essere funzionali agli annunci, le poltrone in bilico saranno le loro. 

A quel punto però i soli annunci non basteranno più. Avendo basato la loro campagna essenzialmente sulla promessa di opere pubbliche, questo dozzinale esecutivo potrebbe veder volgere la fine della legislatura con uno zero di fatto accanto alla dicitura “appalti avviati”. E a quel punto, alle urne delle provinciali, gli elettori potrebbero arrivare con una propensione assai diversa.

Chi chiede fiducia verso una nuova rumorosa infornata di utili promesse elettorali, dopo 5 anni di governo dovrà pure presentare qualche fatto concreto. O no?

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E se a un certo punto se ne andassero gli allevatori?

Da Michele Dallapiccola 22 Settembre 2022

Se prendessero le loro vacche e se ne andassero in un posto dove produrre costa meno?

In un luogo dove la burocrazia non ti impegna più a lungo della mungitura e della fienagione?

In un luogo dove le normative sanitarie fossero gestite per proteggere salute di animali e persone anziché la responsabilità di chi ti obbliga a compilare plichi di  documenti?

Se si spostassero in un paese dove latte e formaggi sono apprezzati e non si deve vivere di contributi somministrati come carità ma dove ciascuno è in grado di corrispondere il giusto prezzo al giusto lavoro?

Se accadesse tutto questo per noi, per la nostra terra e per chi la abita tutto si trasformerebbe in una grande tristezza.

Le foreste comincerebbero ad invadere i declivi fino al fondovalle e l’ambiente non più curato comincerebbe a non piacere più nemmeno ai turisti.

D’estate nessuno verrebbe più a passeggiare nella boscaglia.

D’inverno, gli impianti da sci guadagnerebbero sempre meno perché dovrebbero spendere un sacco di soldi per tenere lontani i boschi dai prati delle piste da discesa. 

Se dal Trentino se ne andassero gli allevatori tutto questo incubo potrebbe diventare realtà.

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Altro giro di elezioni, altro governo amico. Ma l’Autonomia per la gestione dei grandi carnivori?

Da Michele Dallapiccola 20 Settembre 2022

La settimana d’approdo alla data elettorale, l’avrete notato tutti, scorre all’insegna degli annunci scoppiettanti di una giunta Provinciale entusiasta di inventarne una di nuove al giorno. 

Ce n’è per tutti. Opere pubbliche, bretelle stradali, bonus come se piovesse. Anzi, a un certo punto sono proprio piovuti dal cielo 180€. Sulla testa di tutti. Ora i leghisti son passati a prospettare studi di ricadute economiche favolose. L’ultima, quella dei 44 milioni che avrebbe portato Vasco Rossi, custodisce una curiosità. E’ una cifra simile a quella che chiede l’impresa a ristori dei danni subiti dalla mancata assegnazione dell’appalto del Not. Ne faranno una partita di giro?

La patata bollente dei Grandi Carnivori.

Da questo argomento, la Giunta si è tenuta accuratamente alla larga. Eppure i danni da lupo e orso sono sempre stati uno dei grandi classici della giunta leghista.

Certo, l’argomento lo rumoreggiavano meglio quando a governare erano altri. Mentre loro, potevano permettersi di navigare a vista  con le vele dei gazebo spiegate dal vento dell’opposizione. 

Eppure con la destra a governo, i lupi non hanno smesso di praticare stragi né gli orsi di sbranare animali. 

Gestire questa convivenza al meglio richiede l’elaborazione di un percorso normativo complesso. Lo sappiamo tutti, è molto difficile e va concordato con un governo che possa constatare il massimo impegno a livello locale.

Che si fa di innovativo in Trentino? Si procede, come i gamberi.

Ancora una volta è di queste ore la notizia che una rispettabilissima regione a Statuto ordinario quale è il Veneto ci ha superato in un progetto di gestione assai interessante. QUI IL LINK per leggere della prima lupa dotata di radiocollare per prevenire gli attacchi al patrimonio zootecnico

Il Trentino aveva già iniziato a sviluppare una tecnologia simile già qualche anno fa partendo dall’orso. QUI IL LINK all’articolo che racconta dell’avvio al progetto.

Evidentemente, la FEM, incaricata dalla Provincia di procedere col progetto, non ha ultimato il lavoro o forse è stata la Provincia stessa a decidere di impegnarsi su ben altri fronti.

Non sapremo mai come è andata davvero. Fatto sta che in Veneto il recinto che avvisa dell’arrivo dei lupi è una realtà, almeno sperimentale. In Trentino ti accorgi del lupo soltanto a pecore sbranate, se ti distrai anche soltanto un attimo. 

Come se non bastasse, un sempre maggior numero di imprenditori agricoli e malgari danneggiati, riferiscono di una estrema farraginosità nel vedersi attribuito il giusto ristoro dei danni subiti. Al punto che spesso ne devono fare a meno.

L’Autonomia dimenticata

Insomma, la tanto sbandierata autonomia di questa campagna elettorale pare dimenticata per quanto riguarda la gestione di grandi carnivori. Sembra quasi una faccenda spazzata come polvere sotto al tappeto. Sembra quasi che questa maggioranza provinciale viva nella speranza che a non parlarne il problema si risolva da solo. O ricorrendo tuttalpiù a recinti e psicofarmaci per gli orsi e a girarsi dall’altra parte per non vedere per quanto riguarda i lupi.

La sappiamo benissimo che queste sono considerazioni che leggono soltanto gli addetti ai lavori. Del resto il male ed il dolore delle perdite lo avvertono soltanto i proprietari di animali che ne subiscono i danni. 

Noi però continueremo a parlarne perché riteniamo che anche gli amanti di questi affascinanti carnivori, è bene che siano informati. Dal punto di vista della gestione e della convivenza Il problema è praticamente ignorato. In altre regioni (diciamo, anche europee) gli allevatori esasperati, sottoposti ad uno stress analogo finiscono per adottare abominevoli soluzioni. In proprio. 

Il rischio di questo deplorevole punto di approdo locale c’è tutto. Eppure la politica, competente, responsabile, autonoma dovrebbe essere capace di gestirlo ed evitarlo. Dovrebbe.

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TRENTODOC. È più utile una festa sulla porta di casa o un miglior sostegno al settore?

Da Michele Dallapiccola 19 Settembre 2022

Nei giorni scorsi a Tel Aviv si è tenuto il 72° Comitato Regionale OMS-UE. L’incontro ha partorito un oscuro documento che mira a ridurre il consumo mondiale di vino entro il 2025.

Propone il divieto di pubblicità e di marketing, l’aumento della tassazione e l’obbligo di health warning in etichetta.

Si tratta di uno schiaffo ad un comparto che cerca di migliorare se stesso, migliorando l’approccio al prodotto vino. Si beve sempre meno, piuttosto meglio e con la consapevolezza che il vino non è una bevanda.

E’ in questo solco che procede anche il mondo del vino trentino. Un comparto importante, che è responsabile nel suo complesso di poco meno della metà del miliardo di€ della PLV agricola provinciale. Qui dentro – forte – l’impronta delle bollicine di montagna. Quelle Trentine sono state tra le prime “metodo classico” al mondo a ricevere la DOC. Dal1993, il sistema spumantistico trentino è cresciuto sempre più.

Oggi sono 64 le cantine che sottoscrivono il disciplinare di produzione. Uve rigorosamente trentine da 74 comuni della Provincia. Grazie agli studi della prestigiosa FEM sono state individuate delle caratteristiche organolettiche che definiscono inequivocabilmente le bollicine di montagna.

Ben vengano dunque le iniziative che in questo frangente valorizzano nel massimo grado possibile questo prodotto. Nel suo insieme, per il Trentino, raggiunge il valore di 150 milioni€. Dovrà combattere con l’incombente normativa internazionale di cui sopra, fortunatamente tutta da definire.

Nel frattempo, non c’è ombra di dubbio che sia il brand Ferrari a costituire il vero elemento trainante del settore. Al punto che oggi, a livello nazionale ed internazionale ad emergere sempre più è proprio il Brand principale della famiglia Lunelli, rispetto a quello corporativo Trentodoc.

Uno sguardo al futuro.

Compito della politica sarà valorizzare il nesso tra i vari Trentodoc. Dal più piccolo (per dimensione e non certo per qualità) al più grande produttore. Dovrà consolidare nel consumatore la consapevolezza che la terra trentina (almeno quella ricompresa nella Doc) parla la stessa lingua.

Il rischio, altrimenti, sarà di veder sfilare il prodotto di testa dritto verso il traguardo staccando irrimediabilmente il gruppone dei 63 all’inseguimento.

Per questo vanno toccate le giuste corde di mercato e i potenziali consumatori. In quest’ottica probabilmente il festival del Trentodoc tenuto a Trento serve più al consenso politico degli amministratori che lo hanno voluto che al mercato stesso.

Curiosità produce il constatare che la conferenza stampa di presentazione sia stata irritualmente anticipata di ben 3 settimane.

Pur di ricadere in periodo elettorale?

In fondo sarà una bella festa, interessante per i produttori. Anche se probabilmente, le fiere rendono di più dove c’è il mercato. Muovendosi nel mondo, ad esempio. Con un significativo aiuto sulla copertura dei costi.

Per questo alla politica ci verrebbe da suggerire che forse è meglio spingere coi finanziamenti a quel Consorzio che i risultati, fino ad ora, ha saputo benissimo recuperarli in proprio.

In fondo i trentini lo sanno già che il Trentodoc è un prodotto valido. E questa “festicciola” corre il rischio di perseguire gli stessi principi che hanno provocato il concertone di Mattarello nello scorso maggio.

Tante ricadute? Forse, ma come forse era meglio spendere i soldi PUBBLICI in ben altra maniera.

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La salita al rifugio Agostini 

Da Michele Dallapiccola 18 Settembre 2022

Mi ero ripromesso di andarci da un sacco di tempo. Lo ricordo con affetto perché fu uno dei primi acciacchi che dovetti affrontare come assessore al Patrimonio di Montagna. nel febbraio del 2014 una slavina di neve per poco non se lo portò via. I danni furono comunque ingenti. 

Il Rifugio oggi…
….e come si presentava nel febbraio del 2014.

In realtà la Provincia venne chiamata a fare null’altro che il proprio dovere. Il grosso della fatica lo fecero sicuramente i gestori e la Sat. Con la loro intraprendenza e la loro proattività riuscirono a far ripartire l’iconico rifugio in pochissimo tempo. 

Così oggi, dopo tanti anni, mi son preso il tempo di salire a vedere lo spettacolo di natura che circonda il meraviglioso Rifugio. Devo dire che il viaggio lo merita anche la deliziosa cucina curata direttamente dal gestore Roberto Cornella.

Si raggiunge facilmente con un piccolo sconto alla fatica grazie alla facilitazione offerta dal trasporto fino al Rifugio Cacciatore garantito da Taxi Margonari.

Insieme ad un altro paio di aziende locali, accompagnano ogni anno tantissime persone ad accedere alla località in quota. 

Il resto lo ha fatto la giornata, il sole settembrino di un’estate che sta scivolando via e la dolce compagnia della mia famiglia. 

Nel viaggio ci si può fermare a cercar fossili…

… o a salutare gli “strani” abitanti del posto.

Basta poco in Trentino per essere felici. Specialmente in questo brutto periodo, aprire una crepa almeno per  un giorno, nelle preoccupazioni di lavoro e di vita tanto comuni a tutti, fa tanto bene.

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Il rinnovo delle concessioni delle centrali idroelettriche. Tra dighe trentine, leggi romane e una grande confusione tra istituzioni.

Da Michele Dallapiccola 17 Settembre 2022

Nella sua ultima seduta a Terzolas la Giunta provinciale si è lasciata andare a delle precise dichiarazioni. Annuncia di sentirsi pronta allo scontro col Governo (che dopo il 25 settembre potrebbe essere suo amico) per quanto riguarda il rinnovo delle concessioni idroelettriche di grandi dimensioni, pur di poterne detenere il controllo. 

Come non essere d’accordo?

La cosa incredibile è che stiamo parlando della stessa giunta che qualche mese fa si era comportata in maniera esattamente opposta per quanto riguarda le concessioni sulle medie e piccole derivazioni. 

La caparbia applicazione della direttiva Bolkestein, ha visto il Trentino come unico in Europa a programmare la messa in gara delle centrali idroelettriche di media e piccola dimensione.

Il risultato è che molti Comuni, attuali detentori della Concessione, potrebbero trovarsi nella preoccupante condizione di perdere quella gara, per la gestione della centralina sul proprio suolo, contro una multinazionale qualsiasi.

Quelle opere hanno la caratteristica di risultare particolarmente diffuse. Sono inoltre un’ottima opportunità per le Comunità grazie al valore generato dal loro funzionamento. 

La maggioranza del Gruppo Consiliare del Partito Autonomista, si era fermamente opposta a questa norma perché considerata iniqua.  A QUESTO LINK L’ARTICOLO DI ALLORA.

Pur tardivamente la questione era stata evidenziata anche da un documento sotto firmato da ben 43 Municipi.  LEGGI TUTTO A QUESTO LINK.

Gli annunci sospetti.

Oggi in piena campagna elettorale arriva l’annuncio che chiederanno il controllo delle centrali di grandi dimensioni. Sono il Presidente della Giunta e il suo Vice. Lo stesso che, contro il nostro parere, ha voluto comunque la legge di cui sopra (e che ora alle nazionali sostiene il nostro amato partito).

Per far questo dovranno dialogare con lo Stato e con l’Europa, dicono. 

Peccato che quando si è trattato di mettere mano alla legge sulle medie e piccole non sono stati capaci di dialogare nemmeno col loro Consiglio provinciale e i loro Sindaci. Che ora rischieranno di non avere più a disposizione delle nostre comunità i proventi dell’attività di turbinamento delle nostre acque.

Detto ciò l’annuncio di Fugatti &co, sa proprio di spot elettorale. La complicatezza del processo normativo è molto oltre quella di avere in carico la gestione dei grandi Carnivori. E se tanto mi dà tanto da lì a vedere nelle tasche dei trentini cifre molto più consistenti (di quelle che comunque trattengono già 165 milioni di €) di acqua, sotto i ponti o meglio nelle dighe in Trentino, ne passerà ancora troppa.

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Nell’Area di San Vincenzo, dove fare e disfare è tutto un lavorare.

Da Michele Dallapiccola 17 Settembre 2022

Che questa giunta provinciale vada almeno in parte compresa è un atto dovuto. Ci sono stati alcuni gravi eventi infausti che hanno sicuramente influenzato le normali attività di amministrazione. In particolare le emergenze hanno drenato grandi quantità di fondi.

È anche vero che un ruolo di grande compensazione lo hanno avuto i fondi del PNRR. Un flusso così copioso e straordinario di fondi provenienti dall’Europa attraverso lo Stato, il Trentino non lo aveva mai visto.

Il punto però riguarda la normale programmazione da parte della Giunta provinciale. Più d’una volta abbiamo avuto modo di criticarla. È forte la sensazione trasmessa da questo esecutivo che sembra quasi agire on demand. Fa fatica a passare la sensazione che esista una programmazione, ancorché sospesa o traslata nel tempo. La visione di uno sviluppo di attività di medio e breve periodo ha riguardato essenzialmente opere pubbliche importanti. In quanto tali, costose e per questo divisive e senza la necessità di essere finanziate subito. 

Di questo stato di cose ha fatto eccezione l’area “del Bel Canto trentino”. La spianata da 6 milioni e passa di euro (pare che i costi veri siano questi) che a maggio ha ospitato il concerto del Rossi nazionale.

Oggi nella mente della Giunta provinciale sembra spuntare un nuovo disegno. Un’area “di canto” di dimensioni minori affiancata da un paio di campi da calcio. 

Abbiamo potuto constatare che uno dei principali atti di cambiamento da parte della giunta provinciale sia stata una diversa preferenza verso uno sport in particolare. 

Ad un certo punto pare si siano detti tra loro una cosa. La Pallavolo la sponsorizzò Dellai, il basket fu di Rossi, che Fugatti si dia al calcio allora! La gioia degli Aquilotti è assolutamente comprensibile. La ristrettezza di spazi del Briamasco è arcinota. Certo la programmazione di nuove strutture sportive andrebbe coordinata col pensiero dell’amministrazione comunale che andrà sicuramente coinvolta. Dunque mi fermo qui perché queste considerazioni non mi competono.

Un concetto però lo voglio esprimere, più da cittadino che da Consigliere provinciale. 

Ribaltare tutto, a San Vincenzo, e costruire altro. 

Sono cose queste cari amministratori provinciali che si fanno a casa propria e coi propri soldi. Con quelli pubblici ci vorrebbe più cautela e soprattutto in tempi di crisi, maggiore oculatezza.

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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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