Michele Dallapiccola
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ICE RINK PINE’. STRINGONO I TEMPI.

Da Michele Dallapiccola 19 Aprile 2021

Ad una struttura straordinaria, è attribuito un destino altrettanto di valore. Come non esser d’accordo sulle potenzialità di un’opera così importante sull’Altipiano di Pinè. 

Certo, dobbiamo considerare un dato di fatto. La gestione delle infrastrutture olimpiche nelle varie località del mondo, ha da sempre riempito i tabloid di animate discussioni tra chi ne vede ampie opportunità del durante e gravi disagi di gestione del post.

La comunità pinetana ha scelto

Non fa eccezione la struttura di Miola di Pinè. Opera tanto attesa da gran parte della comunità altrettanto temuta apparentemente solo da alcuni. Per questo come Partito Autonomista ci eravamo fatti parte attiva per spingere particolarmente su uno studio di sostenibilità. Avrebbe favorito l’accettazione sociale dell’opera grazie alle necessarie garanzie di utilizzo post olimpiadi. A tal proposito, le ampie rassicurazioni dell’assessorato possono poco poiché finora hanno riguardato la sola sfera verbale. Una condizione amministrativa insufficiente a determinare l’adeguata serenità operativa. 

Le raccomandazioni del Comitato Olimpico

In tal senso, almeno parzialmente, contribuiscono le strette indicazioni del Comitato Olimpico che è sempre più attento ad attivare nuove strutture. Il passato, nel mondo, ha collezionato più ecomostri che successi economici di località che andassero oltre l’effimero della manifestazione. Di qui, ben prima e più autorevolmente di tutti, la sua richiesta di valutare attentamente i rapporti costo/benefico delle varie soluzioni soprattutto in ottica di medio e lungo periodo.

Le preoccupazioni di oggi.

Atteso che la collocazione della struttura sia stata prevista sull’altipiano, emergono nuove paure. A quanto pare il costo dell’opera anche in un’eventuale versione semplificata, comporterà l’utilizzo di alcune decine di milioni di euro.

Non di meno, inquieta la risposta della PAT (A QUESTO LINK IL TESTO COMPLETO) dove a precisa domanda sembra quasi vengano confermate le nostre iniziali preoccupazioni

(omissis) …si conferma che sono ad oggi in atto i confronti dialettici tra questa Provincia, il
Comitato Organizzatore, il CIO e l’ISU al fine di definire le opzioni progettuali rispondenti ai predetti
requisiti e in grado di perseguire gli obiettivi che l’Amministrazione ha assunto in sede di
candidatura, non omettendo però di considerare anche che gli effetti ammorbanti sull’economia
cagionati dalla perdurante pandemia da Covid-19 hanno profondamente mutato gli scenari
economici di tutti gli attori in causa e che non sarà possibile per nessuno prescindere da essi.

Roberto Failoni

I tempi stringono sia per la fase progettuale, che per quella realizzativa, senza considerare che è comunque opportuno partire già con un piano di utilizzo post Olimpiadi. In quest’ottica, la futura valorizzazione di questa preziosa opera, va valutata a partire fin dalle fasi attuali.

Pinè merita una rivalsa specie per gli errori soprattutto urbanistici e di modelli di sviluppo turistico decisi in passato.

E’ giusto ripensare alle proprie azione anche alla luce di questa condizione tenendosi alla larga da decisioni avventate che per dimensione ed impegno potrebbero rivelarsi irreparabili.

19 Aprile 2021 0 Commenti
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La BAILO addormentata nel bosco.

Da Michele Dallapiccola 18 Aprile 2021

La conca del Tesino è un posto incantevole. Lo trovo un luogo speciale probabilmente perché ha vissuto tante vicissitudini.

Momenti fortunati ma anche di emigrazione e di spopolamento. Oggi si respira un’aria di rivalsa verso una storia contemporanea che in un tempo non molto lontano, è stata di crisi.

Qualche proposta di sviluppo

Per una zona così incantevole, nicchia di biodiversità, la nuova economia potrebbe offrire ottime opportunità. Innanzitutto di espansione di qualcosa che già esiste: il turismo lento, ma di qualità. E poi la zona circoscritta si presterebbe ottimamente a favorire un’agricoltura slow, con metodo assolutamente biologico. Stiamo parlando insomma di un luogo vivibile dove questi progetti potrebbero rappresentare ottime chances, tutte da costruire tutte da ripensare. 

Cosa è stato fatto in passato

Per motivi sopra citati, con il progetto “Aree Interne” nel 2017 la Provincia cercò spingere proprio su questi aspetti peculiari. Cercò di stimolare le piccole imprese locali a procedere in questo senso mettendo a disposizione ben 7,4 milioni di €. A questo link trovate il comunicato di allora. L’esecuzione procede, direi, piuttosto a rilento.

I bravi amministratori locali

A riprova della bontà del progetto osserviamo l’interessante operare delle nuove amministrazioni comunali. Hanno compreso l’importanza di questi aspetti distinguendosi in positivo su ottime azioni e ancor migliori intendimenti, ad esempio, sulla gestione delle malghe. Ma anche sulla valorizzazione storica e culturale del patrimonio esistente come l’interessante caso di Villa Daziaro. Certo, per ora solo nelle parole, senz’ombra di dubbio negli anni a venire anche nei fatti.

Le promesse del governo provinciale

Per quanto riguarda gli impegni provinciali, la campagna elettorale del 2018 aveva riacceso toni pesanti riportando alla luce vecchi schemi di sviluppo. Circonvallazioni dall’insostenibile valore di decine di milioni di euro, allo sviluppo di un distretto industriale che ha ormai e purtroppo perso il treno. Promesse figlie di un modello che sarebbe stato bellissimo in un mondo diverso ma che ormai è stato superato dalla globalizzazione – purtroppo – e dalle possibilità economiche della PAT.

Eppure è andata così: vecchie promesse, nuovi voti. E’ un’analogia che pare funzionare bene visto l’egregio risultato elettorale della lega in quell’occasione. Governare però è un’altra cosa. E così, oggi, quando ai leghisti si sbatte in faccia la realtà si arrabbiano protestano sui media come son bravi ed abituati a fare, nonostante siano passati già 3 anni dal loro insediamento e qualcosa si dovrebbe vedere almeno imbastito.

Di questo passo finiranno la legislatura al motto di “quelli di prima non hanno fatto niente!” Chissà se ai loro affezionati elettori per la tornata elettorale del 2023 questa vagonata di promesse basterà ancora.

A seguire il testo dell’interrogazione che il Gruppo consiliare PATT ha voluto depositare per stimolare il dibattito e l’assunzione di responsabilità della lega al governo Provinciale per il tombale silenzio che sta affliggendo la conca del Tesino riguardo a qualsiasi nuova opera o azione amministrativa di respiro provinciale.

NUOVO DISTRETTO PRODUTTIVO DI PIEVE TESINO, A CHE PUNTO E’ LA REALIZZAZIONE?

Con un comunicato stampa del 10 gennaio 2020 l’assessore Spinelli spiegava il progetto di riconversione degli spazi “ex Bailo” di Pieve Tesino, prevedendo la trasformazione della struttura in un polo economico artigianale ed industriale improntato alla green economy e alla sostenibilità. Attraverso Trentino Sviluppo la PAT ha emesso un avviso pubblico, con scadenza 20 marzo 2020, per verificare l’effettivo interesse privato sull’operazione. Nel comunicato si leggeva la volontà da parte della Giunta di rilanciare attraverso la valorizzazione di questo bene l’economia del Conca del Tesino, attraendo imprese e di contrastare lo spopolamento delle Valli, dando una nuova opportunità lavorativa ai giovani del posto e della Valsugana. L’operazione era costruita su un possibile impegno della Giunta da 4 milioni di euro per la valorizzazione dell’edificio in accordo con i privati che ne sono proprietari.

Sarebbe interessante conoscere la base dell’accordo per chiarire alla cittadinanza se si tratta di un acquisto da parte della Provincia o se i lavori e l’impegno di spesa sono da intendere sulla proprietà privata. Altro tema che riguarda questa valorizzazione è certamente quello della viabilità, che è da anni un problema per la Conca del Tesino. Nel programma di legislatura il Presidente Fugatti si era impegnato per la realizzazione della variante del Tesino, ma ad oggi non risultano novità in tal senso.

Tutto ciò premesso, gli scriventi interrogano il Presidente della Provincia per sapere,

• se il progetto di sviluppo per il nuovo distretto produttivo di Pieve Tesino è ancora operativo e se si a che punto è;

• se la PAT prevede di acquisire l’immobile o se l’investimento sarà fatto su proprietà di privati;

• se la PAT ha intenzione di progettare e realizzare la variante del Tesino anche per facilitare le imprese che si insedieranno nell’immobile.

18 Aprile 2021 0 Commenti
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LA BIODIVERSITÀ AL SERVIZIO DI TUTTI

Da Michele Dallapiccola 17 Aprile 2021

Che la biodiversità sia un valore aggiunto al territorio che la ospita lo ha ampiamente stabilito anche la politica a partire da quella della Comunità Europea.

Non a caso ci sono specifici capitoli della PAC che contribuiscono alla riduzione delle spese che questi allevamenti minori comportano grazie a specifiche premialità.

Ne abbiamo parlato anche recentemente poiché è assai interessante, oltre che utile alla zootecnia locale, tener conto di chi gestisca queste forme di allevamento nei bandi per l’assegnazione delle malghe. A QUESTO LINK l’ultimo articolo pubblicato in merito.

Ieri pomeriggio ho partecipato al direttivo dell’associazione degli allevatori della pecora di Lamon per una ragione molto particolare. Il nucleo riproduttivo di questa pecora è stato preservato in un Comune che faceva parte del Tirolo storico. Di fatto era ampiamente diffusa anche più a Occidente. 

Oggi, in Valsugana e in Val dei Mocheni è ancora presente qualche pecora “mosca”. Sono animali di buona corporatura, bianchi con le macchioline sul muso.

Sono prevalentemente custodite  in Veneto dall’allevamento specie amatoriale. In particolare in questo Comune separato dalla sua terra di origine storica per vicissitudini più contemporanee si è riusciti a preservare non con poca fatica questo elemento un tempo prezioso della cultura contadina. Qualche sparuto gruppo è allevato anche in Trentino accanto all’altra razza ovina tipica locale orgogliosamente preservata in Val di Fiemme: la pecora tingola.

Comprendo che ai più tra noi, questi argomenti possono sembrare poco interessanti. Lo trovo comunque utile da ricordare perché prima del turismo, prima dell’economia digitale, prima di tutto quello che il Trentino è stato capace produrre, la ruralità era elemento di quotidianità.

Il racconto del perché delle cose, della manutenzione del territorio e la passione per gli animali sono fortissimi elementi di narrazione. Culturale ma soprattutto turistica. Capito a quanti possono servire? 

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Voglia di libertà

Da Michele Dallapiccola 16 Aprile 2021

L’opportunità di contattare la cittadinanza in qualità di consigliere Provinciale nel seguire alcune problematiche, offre l’occasione di percepire il sentire comune delle persone.

C’è una grandissima preoccupazione per i contagi ma di gran lunga ancor di più una gran voglia di libertà. Non riguarda soltanto gli operatori e gli esercenti bloccati dal lockdown ma l’intera popolazione.

I dati scientifici cominciano a contribuire a scenari positivi.

Tra tutti sicuramente l’annuncio di Bourla l’amministratore delegato della Pfizer che trovate a QUESTO LINK:

“In questo trimestre consegneremo oltre quattro volte di più di quanto abbiamo fatto nel primo trimestre: 250 milioni di dosi, dopo averne date 62 fino a marzo”.

J. Bourla AD Pfizer 15 aprile 2021

E’ forse il lato più rassicurante che rende solide le previsioni che portano il governo nazionale e di conseguenza anche l’acciaccato governo Provinciale Trentino a pensare a delle graduali riaperture. In Provincia proviamo timidamente ad anticipare di qualche giorno ma solo all’aperto. Dal 26, cioè il lunedì successivo, a livello nazionale si dovrebbe poter cominciare a riprendere a pranzo ma soprattutto anche a cena. Incrociamo le dita!

Le cose procederanno ne migliore dei modi in relazione all’aumento del numero delle persone vaccinate. Pare non sia sufficiente e per questo si sta pensando a nuove modalità d’approccio alla circolazione. La novità più significativa potrebbe essere il modello che si richiama al Green Pass europeo. A QUESTO LINK trovate spiegato di cosa si tratta.

Un pericolo che è ancora tra noi

Molto dipenderà dalla capacità della popolazione di non dimenticarsi che il virus è ancora presente, che circola ed è ancora molto pericoloso.

Distanziamento, disinfettante e mascherine saranno fondamentali per contribuire alla buona riuscita di un piano vaccinale che sta cominciando a entrare nel vivo.

Il resto lo farà l’approccio facente riferimento ad una rigorosa educazione civica. E diciamolo pure che in questo, il nostro essere in fondo, in fondo italiani, non aiuta di certo. Proviamo a sforzarci di ricordarlo.

16 Aprile 2021 0 Commenti
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Un problema irrisolto

Da Michele Dallapiccola 15 Aprile 2021

E’ primavera e con la natura si risvegliano anche gli orsi. I lupi riprendono le predazioni degli animali domestici, appena ammessi al nuovo pascolo. 

Intanto nel campo delle nuove regole per la loro gestione, senza nulla di concluso, si è lasciato passare un altro anno. Il terzo, ormai dalla data di insediamento della lega al governo del Trentino. Era il 9 luglio 2018 quando il Consiglio Provinciale approvò la legge sui grandi carnivori. Da allora, il Trentino sarebbe potuto diventare un laboratorio, una Provincia pilota, specialmente rispetto a Bolzano e al Veneto, dove lupo e orso si sarebbero potuti gestire con innovazione e responsabilità. 

Novità nel controllo. Non in Trentino.

La questione è ritornata alla ribalta in questi giorni grazie alla spiccata propensione del Veneto a non sedersi. E’ notevole la loro attitudine a cercare strade innovative benché l’ordinamento regionale non permetta le stesse opportunità che sono possibili da noi. 

Stiamo parlando di un progetto innovativo per radiocollari da adattare ad animali confidenti sperimentato proprio nella Regione vicina. Non fosse stato stoppato dall’attuale politica, il dispositivo avrebbe potuto trovare luce anche in Trentino. Tra difficoltà tecniche e lentezza, posso testimoniare che FEM portò avanti un analogo progetto anche da noi avviandolo già nel 2015 senza mai portarlo a termine. A QUESTO LINK trovate l’articolo completo.

E la gestione a livello locale come procede?

Sullo sviluppo di piani di gestione, la politica avrebbe potuto farsi forza della grandissima esperienza del nostro Servizio faunistico e forestale che pure i piani li ha predisposti e presentati. Grazie o a causa, dell’esperienza maturata in ambito orso, avrebbe potuto mettere a disposizione della popolazione molti più incontri di informazione rispetto al nulla che è stato fatto finora. Invece durante questi tre anni, si è provato a risolvere il problema in un modo che in termini di metafora corrisponde al nascondere la polvere sotto il tappeto. 

Lupi lasciati a se stessi, orsi in gabbia senza capo né coda.

Si è pensato che ingabbiare orsi sarebbe stato semplice ed avrebbe lasciato pulita la coscienza. Il risultato è stato doppiamente fallimentare per due motivi.

Da un lato ha provocato numerosissime proteste che se ai Trentini sanno di ridicolo, a Roma sono comunque arrivate. In secondo luogo, proprio da chi criticava come inutili le spese di gestione sono stati buttati più soldi per insabbiare il problema con crudeltà in un anno, che quanto è costato tutto il progetto orso fin dalle sue origini.

La verità è che l’attuale amministrazione provinciale dalle fila dell’opposizione, da sotto ai gazebo, si è sempre proposta come molto risoluta a risolvere il problema con gli abbattimenti. Ora che è al governo, si limitata a salire sui palchi delle proteste pubbliche dei contadini, cercando qualcun altro da incolpare.  

Ora sta per partire la bella stagione coi lupi sempre più prolifici e il concreto rischio che si ripresenti un nuovo orso confidente. Col sistema che hanno avviato cosa diranno ai pastori arrabbiati o dove metteranno il prossimo orso particolarmente dannoso?

Nella foto di copertina un esemplare di 298 kg “collarato” dalla Provincia qualche anno fa.

15 Aprile 2021 0 Commenti
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Aprite tutto: siamo disperati!

Da Michele Dallapiccola 14 Aprile 2021

In questo momento, il miglior auspicio possibile sul quando l’economia tornerà ai termini pre-Covid, lo possiamo trovare nel più recente Rapporto Confindustria.

Ci racconta che entro la fine del 2022 i mercati dovrebbero colmare la voragine aperta nel 2020 dalla pandemia. Il graduale recupero del PIL dovrebbe partire già dalla seconda metà di quest’anno.

Dunque non prima della fine del 2022 diranno molti di voi? Chissà se saremo ancora vivi per allora! Come dar torto, specie se a dir questo, sarà qualche ristoratore o commerciante? Purtroppo il recupero del PIL è fortemente condizionato all’avanzamento della campagna vaccinale di massa in Europa, in Italia, e di conseguenza anche in Trentino.

Il fatto che le vaccinazioni in Trentino procedano benino rispetto al resto d’Italia è comunque interessante dal punto di vista sanitario. Almeno localmente assai utile anche dal punto di vista del morale collettivo. La salute innanzitutto, vero?

La particolare situazione economica del Trentino

Purtroppo, il punto di vista economico – specialmente in Trentino – è invece strettamente legato a ciò che la campagna vaccinale riuscirà a conquistare a livello nazionale ed europeo. Fin quando non sarà sostanziale ai fini dell’immunità di gregge, il numero di persone vaccinate non potrà garantire flussi turistici interessanti per il PIL locale. A tal riguardo infatti il turismo ne rappresenta un caposaldo imprescindibile. La remuneratività del settore si basa – pressoché parimenti – su clientela italiana e straniera.

L’utenza interna invece, a malapena garantisce sopravvivenza alle strutture di ristorazione a valenza locale. E’ a loro che va il più preoccupato pensiero. L’agognata apertura, da queste tanto attesa, sarebbe una manna che potrebbe preservare dal dissesto molte aziende e salvare molti posti di lavoro.

Le imprese hanno bisogno di certezze.

Su cifre relative ai ristori e sui tempi di apertura. Gli annunci vani, le promesse non mantenute, specie in questo momento storico sono deleterie: le persone non vanno deluse. Per questo ho trovato due volte stucchevole l’uscita di Salvini oggi che potete leggere a QUESTO LINK. Parlando in prima persona, ha annunciato in Parlamento che in settimana a Trento, aprirà i ristoranti!

Parole irrispettose innanzitutto del governo locale. Svelano che Fugatti è eterodiretto da Milano? Che razza di Autonomia decisionale abbiamo noi? Io sono il primo ad augurarmi che ciò avvenga ma i dati sui contagi vanno valutati giorno per giorno

In secondo luogo ho trovato l’annuncio imprudente. Proprio come lo sono stati nello scorso inverno quelli della giunta provinciale riguardo all’apertura delle piste da sci. Sono proprio gli impiantisti a raccontare della fiducia che nutrivano nei confronti delle parole delle istituzioni. Per questo in molti casi avevano approntato piste ed attrezzature incorrendo alla fine spese ed impegni che si sono rivelati assolutamente inutili e dispendiosi.

Lo stimolo a velocizzare le aperture è giusto ma ciò che deve procedere più alacremente possibile è piuttosto quella campagna vaccinale che deve purtroppo tener conto delle azzoppate dinamiche del caso a livello italiano ed europeo.

14 Aprile 2021 0 Commenti
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AGRICOLTURA BIOLOGICA IN TRENTINO PARTE I

Da Michele Dallapiccola 13 Aprile 2021

I paradossi della spesa degli italiani e non di meno dei trentini ci portano ad elementari constatazioni. Anche l’ortofrutta risulta fortemente condizionata dai trend del momento e dalle mode alimentari.

Ma una costante si mantiene tale nonostante il mutare delle regole di mercato. Il consumatore chiede che il prodotto disponibile risponda alla regola delle 3 B. 

Bello – Buono – a Buon mercato. 

Va chiarito che non si possono dividere i metodi di coltivazione in termini manichei tra chi fa bene e chi no. Tanto più che in Trentino il metodo convenzione è sostituito dall’utilizzo della lotta integrata tra i migliori al mondo. La coltivazione con il metodo biologico dell’ortofrutta, dal canto suo, è agevole solo se c’è l’aiuto di microclima e latitudine. L’aria secca ed i raggi UVA, più a sud, fanno i miracoli e tutto è più semplice. Viceversa, alle nostre latitudini in un clima continentale moderato, umidità e temperatura favoriscono ogni genere di noxae specialmente in agricoltura.

Siamo davvero tutti pronti a tutto?

La nuova legge sul biologico è come foglia di fico. 

È semplicistico pensare che una semplice legge possa risolvere i tanti atavici problemi strutturali. Si presenta come un folto adeguamento normativo ai nuovi indirizzi comunitari. E così ancora una volta la giunta leghista ha utilizzato l’autonomia in modo aberrato.

Ha attivato nuova burocrazia con un singolare solerzia traducendo in norme provinciali direttive comunitari che partiranno almeno dal 2022.
Inoltre, ho trovato piuttosto ridondante che l’esecutivo si esprimesse con aggettivi roboanti senza indicare concrete effettive novità. A scorrere la norma in effetti se ne capisce il motivo. Alla legge è attribuita una dotazione finanziaria di 50mila€ anno. Si è parlato di ricerca di innovazione e soprattutto della possibilità per associazione e biodistretti di venir riconosciuti. Positivo, senz’ombra di dubbio. Ma a ben vedere più che di lifting, è meglio definirlo un semplice make-up della norma vigente, che in maniera certo più disarticolata, conteneva già più o meno tutto. Ad esempio: ci avete fatto caso che i biodistretti di Val di Gresta, Trento e Valle Laghi sono nati sotto il vigente quadro normativo?

Gli scogli da superare

Ci sono difficoltà culturali della popolazione che deve accettare un cibo non perfetto nell’aspetto e talvolta più caro nel prezzo. Ci sono difficoltà ambientali legate alla latitudine e al clima locale che non rendono certo il metodo bio come quello d’elezione da adottare in Trentino, pena l’abuso di metalli pesanti. Per questo motivo, va ricordato che biologico, non significa affatto non trattato. Sono criticità che abbiamo spesso ripetuto anche in passato ad esempio nell’articolo che potere ri-leggere aprendo QUESTO LINK.

La base di attivazione volontaria del bio va dunque mantenuta, spingendo sugli investimenti in agricoltura da considerarsi come prioritari se riferiti al metodo biologico, proprio come facemmo noi in passato. Ha funzionato molto bene.

A mio modesto avviso, la politica ha il compito di spingere su un approccio complessivo al sistema. E’ assurdo che in Trentino si sviluppino contrapposizioni tra gli imprenditori del settore biologico e coloro che lavorano col metodo di lotta integrata. C’è posto per tutti. Certo si deve operare con rispetto ed intelligenza, al fine di superare cross-contaminazioni. 

Diffondere cultura con un riassetto del PAN e attraverso un’adeguata promozione. 

Attraverso maggiori e più importanti campagne di marketing rispetto a quel poco che si è visto fino ad ora abbiamo davvero tanto da raccontare. Tutto il buono dell’agricoltura Trentina tradotto in pesanti azioni di promozione va portato avanti insieme alla revisione del PAN. 

Certo parlare di biologico e di “fiorellini” in TV è molto facile. E’ tutta un’altra cosa, andare dagli agricoltori e dai comitati no pesticidi per trovare una mediazione come si è fatto in passato eliminando ad esempio il clorpirifos.

13 Aprile 2021 0 Commenti
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Valore alle greggi. Piemonte vs Trentino 1 a zero

Da Michele Dallapiccola 12 Aprile 2021

Non è passata inosservata specialmente agli addetti ai lavori, la notizia passata qualche giorno fa. Si tratta di un utilizzo “atipico” degli ovini in Valsusa. A QUESTO LINK trovate l’articolo completo.

In parte può fare piacere anche se va specificato che la dignità di chi alleva, è preservata dal senso dell’allevamento stesso. In Trentino ad esempio, gli ovini sono allevati allo scopo di produzione di carne. La remuneratività di queste imprese è davvero risicata. A stento la compensazione dei premi PAC, è in grado di offrire una minima soddisfazione economica.

Gli ostacoli all’allevamento ovino

Ciò che viene scarsamente riconosciuto, è il ruolo sociale dell’allevamento ovino. Complice l’utilizzo agile da parte di chi soprattutto in passato ha sfruttato le pecore strumentalmente per ottemperare all’obbligo previsto proprio dall’erogazione dei premi. 

Altro elemento demotivante è quello rappresentato dal fatto che alcune amministrazioni locali hanno adottato piani agronomici che considerano gli ovini come dei competitor meno graditi rispetto ai bovini nell’utilizzo dei propri campigli. 

I divieti di transito, le ordinanze – talvolta illegittime – la scarsità di terreni liberi e l’estrema competitività tra aziende agricole per accaparrarseli, provocano difficoltà enormi alla pratica del pascolo vagante.

Non di meno la politica. Aumentare l’obbligo del tempo di pascolo restringe le possibilità per i pastori di poter rispondere alle avversità metereologiche o peggio da grandi carnivori senza incorrere nel rischio di incorrere in sanzioni ai sensi dei controlli sulla PAC.

Gli ovini pascolano in alto d’estate e nelle zone marginali e su terreni abbandonati nelle altre stagioni. Controllate ogni anno, ufficialmente dal punto di vista sanitario, contribuiscono alla manutenzione del territorio. Anche su questo aspetto una Regione a statuto ordinario, ci ha battuto.

Sono state valorizzate strategie di sviluppo sostenibile su un settore che in Trentino è osteggiato da una gestione a dir poco discutibile specialmente dei Grandi carnivori e della nuova PAC

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𝐋𝐀 𝐒𝐓𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐃𝐈 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐀𝐆𝐍𝐀.

Da Michele Dallapiccola 11 Aprile 2021

Come deve essere? Facile a dirlo: attenta al benessere animale, sostenibile, didattica magari. Capace di interagire col mondo del turismo. Molto difficile da portare avanti perchè deve diversificare per essere remunerativa.

Condurre un allevamento è un lavoro sempre più difficile.

Perchè deve essere gestito da molte persone assieme, da un’intera famiglia ad esempio o coadiuvata dall’apporto di aiuti esterni. Un po’ come l’altra impresa tipica montana. Quella ricettiva. La differenza tra le due è la marginalità. Scarsa in entrambe i settori, sempre più risicata in zootecnia. Dunque, se in una qualsiasi azienda diversificare significa resistere, nel lavoro con gli animali è una vera necessità. Ecco perchè è molto utile mescolare le opportunità per entrambe i settori.

Ad esempio, nutriamo estrema fiducia nell’integrazione turismo agricoltura attraverso la Guest Platform. L’aspettativa nella promozione complessiva digitale è davvero molto alta, come nei nuovi bandi PSR. In questi casi, gli aiuti pubblici sono fondamentali. La tenacia ce la metteranno gli imprenditori di montagna attendendo con fiducia ospiti e lavoro.

Al resto degli abitanti Trentino è affidata una riflessione.

Guardiamo con speranza lo scampolo d’inverno di questi giorni portarsi via la solitudine che tutti abbiamo dovuto subire in questi ultimi ormai tredici mesi.

Forse, nella tragedia, qualche riflessione ce la siamo portata via tutti. Il traffico sulle strade, la ressa dei momenti di alta stagione turistica, l’odore del letame nei prati o qualche “fatta”, accidentalmente pestata in malga, produrranno ancora un pò di disagio. Pensando a quanto lavoro che a che cosa c’è dietro forse, il tutto, ci darà meno fastidio.

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La bella terra trentina.

Da Michele Dallapiccola 10 Aprile 2021

Così diversa e così difficile per le imprese. Anche del settore che funzionava meglio di altri: il turismo.

Diversità che diventano valore.

Prendiamo ad esempio tre territori: Alto Garda, Ledro e Comano Terme. E’ forse questo l’Ambito dove la fusione tra le ex APT ha prodotto il risultato più “invasivo”. Riuscirà, questo coacervo di località e paesaggi così diversi a permettere che si salvi il senso di comunità?

Il lago di Ledro

Il ruolo centrale del Volontariato

Da sempre componente essenziale dell’animazione locale, il prezioso contributo delle persone, anche al turismo nelle nostre comunità, si sostanzia perfettamente dentro alle Pro Loco. Funzioneranno ancora così bene? Vivranno con lo stesso entusiasmo una direzione allargata e giocoforza “lontana”? E i finanziamenti, saranno sufficienti a predisporre un prodotto turistico caratteristico per ogni diverso territorio? Degli artifizi ai quali dovranno ricorrere le nuove APT per potersi sostentare, ne abbiamo parlato ieri. Trovate tutto a QUESTO LINK.

I tempi bui che il turismo trentino ha subìto in questi mesi a causa della crisi e delle chiusure – a mio modesto avviso – avrebbero avuto bisogno di poter operare nella “confort zone” di un modo di lavorare conosciuto.

Il nuovo Presidente del neoformato Ambito di promozione turistica avrà il suo bel da fare. Gestire equilibri, rattoppare pezze con località, amministratori ed operatori delusi. Da parte nostra gli giungano i più sinceri auguri di buon lavoro. Noi insisteremo a tenere alta l’attenzione.

E’ bene che la giunta sappia che la preoccupazione è tanta. E le deroghe, lo spostamento della partenza di applicazione delle leggi ci sono apposta. Noi qualche suggerimento lo abbiamo dato.

10 Aprile 2021 0 Commenti
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Dopo un po' nella vita, ti accorgi che intorno
il mondo cambia e allora ti vien voglia di dire la tua!

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