Michele Dallapiccola
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Assistenza tecnica FEM agli ovicaprini. Uno schiaffo alla medicina veterinaria

Da Michele Dallapiccola 11 Maggio 2021

Che la politica abbia voluto pesantemente colonizzare la Fem, lo certifica il fatto che, a quanto pare, la giunta si sia riservata una vera e propria sede staccata in situ.

E che al sistema politico provinciale non fossero simpatici gli ovicaprini è cosa altrettanto nota. Fatto sta che ora, chi alleva capre e pecore in Trentino subirà uno sgambetto direttamente da San Michele con o senza il placet di Piazza Dante, che non poteva non sapere.

È infatti da quell’indirizzo che è già arrivata la proposta di riduzione del carico UBA/ettaro. Non prima di aver aumentato il periodo di obbligo di pascolo anche per chi gestisce terreni sopra i 2000 metri, e aver completamente ignorato il problema orso ma soprattutto lupo.

Fuoco incrociato sul settore ovi-caprino

Ora, questa disattenzione si concentra sul buono che ancora si stava cercando di fare per il settore.

Il riferimento è all’assistenza tecnica che la Fem presta nell’ambito degli ovi-caprini. Un servizio di nicchia tanto specifico quanto apprezzato. Offerto, tra l’altro, ad un settore economico per sua natura afflitto da scarsa marginalità, pur richiedente alta specializzazione.

Per motivi di cui sopra, l’intervento dell’ente pubblico è sempre stato estremamente necessario oltre che gradito.

Assistenza tecnica FEM. Si potrebbe far meglio

Da un ente che maneggia ogni anno cifre intorno ai 40 milioni di euro, che alla politica continua a richiedere correttivi economici in adiuvandum e che fatica a fare capire al mondo contadino la sua concreta utilità, ci si sarebbe aspettato che un servizio così interessante e particolare fosse piuttosto potenziato e valorizzato.

Invece, si pretende esperienza pluriennale nel settore e si offrono poco più di 1000 euro al mese, credo pure lordi. Autovettura compresa? Premendo sul pulsante DOWNLOAD potrete scaricare la proposta. Per valutare o giudicare.

Avviso bando per veterinarioDownload

Ah, e quanto deve sembrare ghiotto l’incarico, se si arriva ad estendere l’informativa alle province confinanti! Chi ha predisposto il bando evidentemente intende che nel compenso ci possa stare pure il viaggio di andata e ritorno da Brescia o da Treviso o ci possa star dentro anche un pezzo di affitto. 

Insomma, al classico tentativo del voler fare le nozze coi fichi secchi, sono riusciti a stare qualche gradino sotto. Al limite dell’insulto alla professione. Di certo, spetterà soprattutto all’Ordine dei Medici Veterinari, valutare la cosa, questa è una mia personale opinione.

La politica si riempie la bocca di orgoglio e di eccellenza che, ogni singolo operatore che lavora per la Fem, dovrebbe rappresentare. Se il settore che conosco meglio, è trattato così, non oso pensare al resto, a me assai poco noto.

11 Maggio 2021 0 Commenti
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Ospitalità in appartamento: valore aggiunto per il turismo trentino

Da Michele Dallapiccola 10 Maggio 2021

Se il Trentino turistico almeno fino a prima del Covid ha macinato record su record è grazie anche alla co-presenza del dinamico tessuto dell’accoglienza privata, extra alberghiera e negli Hotel. Che in Trentino rappresentano una grandissima tradizione. 

Le strutture del turismo trentino.

A preoccuparci oggi, piuttosto la loro ricomposizione in un tessuto piuttosto rigido. Proprio come denunciava a mezzo stampa pochi giorni fa il Presidente FIMAA Severino Rigotti è forse questo il motivo a causa del quale sono davvero troppe le strutture alberghiere oggi in vendita in Trentino. 

A questa situazione, fanno da contraltare gli alloggi privati scopo turistico. In Trentino questo tipo di strutture sono figlie di un tempo dove l’espansione immobiliare ha regalato ben più di un grattacapo a parecchie amministrazioni comunali. La sindrome urbanistica da “tapparella abbassata” dopo i fasti degli anni ‘70 e ‘80, soprattutto per certe località, sembrava impossibile da superare.

La ritrovata freschezza, l’hanno permessa un’adeguata promozione oltre che piattaforme come Airbnb e similari. Hanno regalato al comparto una seconda possibilità L’estrema dinamicità del sistema, pare si rivelerà particolarmente proficua anche nella ripresa post-covid. A QUESTO LINK un interessante rappresentazione grafica della pesante situazione attuale in un realistico articolo de Il Dolomiti

Un piccolo sguardo al recente passato.

Anche il nostro gruppo politico, nel nostro precedente mandato cercò di affrontare i problemi della categoria, non scevro da qualche inciampo. Parlarne qui, ci concede l’opportunità di ribadire ancora una volta che ciò che fu particolarmente sgradito nel nostro operato, dunque percepito come sbagliato, fu portato avanti in buona fede. 

L’esempio più significativo di questo approccio fu la forfetizzazione della tassa di soggiorno. Si era modificata la norma al fine di poterla applicare con un unico pagamento forfettario di 25€ a posto letto anziché secondo le presenze come negli altri settori. Era stata pensata come forma di semplificazione e poteva essere una bella opportunità per risolvere i problemi di burocrazia e di adempimenti accessori. 

A dire il vero, inizialmente,  il disagio era piuttosto limitato e la manovra sembrava compresa. Almeno fino a quando l’APT della Val Rendena in accordo con la relativa Comunità di Valle sfruttando un’opportunità che la norma prevedeva, decisero autonomamente di raddoppiare tassa. Solo per gli appartamenti e non per gli alberghi. A quel tempo, con diretta responsabilità nella proposta di provvedimento ed in evidente conflitto di interessi poiché albergatore, sedeva in Comunità e credo anche in APT un membro dell’attuale giunta provinciale. Lanciato il sasso, si guardò bene dal mostrare la mano.

Pur in ritardo, la Provincia comprese la delicatezza della questione, intervenne e corresse lo sgradito provvedimento ritornando il prima possibile sui propri passi. Chi gestiva un singolo appartamento era pure esonerato. A QUESTO LINK, il resoconto delle audizioni di allora

Come stanno andando le cose oggi.

Che questa non sia una categoria simpatica alla persona sopra nominata lo certifica il fatto che appena insediata questa giunta ha eliminato subito questa esenzione. Piaccia o meno si tratta di una rispettabilissima scelta politica. Giudicheranno gli elettori. 

Fin qui i problemi. In chiusura vanno evidenziati anche gli aspetti positivi. La tassa infatti ha avuto dei meriti. Si diceva, “pagare tutti per pagare meno”. E così fu. L’obbligo di denuncia ai fini della tassa spinse i proprietari a cogliere questa opportunità di reddito. Da 4000 circa gli appartamenti “anagrafati” passarono a 9000 fino agli 11 mila di oggi. Certo, se tanto mi da tanto questo assessorato li vede come fumo negli occhi. Una specie di concorrenza sgradita al comparto alberghiero che potrebbe spiegare il perché di interventi di sostegno alla ricettività in appartamento, ridotti al lumicino. E giustifica pure l’esistenza di un comitato che scrive a tutti i Consiglieri Provinciali di Maggioranza e Minoranza insieme. 

L’Associazione dei proprietari degli alloggi privati.

E il peggior certificato che una giunta possa raccogliere. Attraverso la richiesta di aiuto generalizzato parallelo a quello amministrativo si permette infatti ad una categoria economica di proclamare il fallimento della capacità di ascolto e di mediazione della politica. Significa che questa categoria non solo non si sente aiutata ma che nelle parole dell’amministrazione reggente ha trovato chiusura, sordità politica e rifiuto. Se premi sul pulsante Download potrai leggere le loro richieste

Nota-Gruppi-Consiliari-PAT_10.05.2021Download

Ci penseranno i consiglieri più sensibili a portare la voce di questa categoria in aula e alla ribalta della cronaca. Se le istanze non verranno ascoltate, l’opinione pubblica ne sarà quantomeno informata. Sono fermamente convinto che questo comparto meriti più rispetto. Il turismo ripartirà da modalità di fruizione delle strutture ricettive locali, in maniera diversa. Gli appartamenti privati potranno offrirsi quale volano di questa ripresa, conquistando nuove nicchie di mercato parallele ai nostri Hotel.

E se in Trentino ritorneranno numerosi gli ospiti di un tempo, il benessere, in men che non si dica, si redistribuirà su tutti. Ne sono certo.

10 Maggio 2021 0 Commenti
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Orto-mania, Che passione.

Da Michele Dallapiccola 9 Maggio 2021

Ciò che un tempo fu sostentamento, oggi per molti trentini è una vera passione. Anzi, è uno dei tratti più connotativi della nostra comunità per ovvi motivi specialmente nelle valli. 

L’orto, è casa, l’orto è famiglia, l’orto è tempo libero ed impegno ma soprattutto l’orto è soddisfazione. 

Lo hanno capito molte amministrazioni comunali che hanno compreso la valenza sociale di questa attività. Nel contesto urbano, dove è assai frequente l’indisponibilità di terreni, organizzano dei piccoli appezzamenti di terreno affidandoli a chi ne faccia richiesta. 

Gestire la produzione domestica di frutta e verdura è estremamente appagante.

A ben vedere però è un’attività tutt’altro che facile e assolutamente non priva di rischi per la salute di uomo ed animali.

A tal proposito voglio raccontare un aneddoto. Qualche anno fa un torrente dalle mie parti, risultava tra i più inquinati da clorpirifos dell’intera Provincia pur non avendo nel suo bacino imbrifero un solo ettaro coltivato a frutta, da professionisti. La scarsa perizia di chi maneggiava il potente antiparassitario ad uso dilettantistico aveva assunto proporzioni devastanti. Oggi la tecnica e fortunatamente la normativa soprattutto provinciale, hanno fortemente limitato l’utilizzo di questi principi attivi. 

Chimica sì ma con moderazione.

E’ forse anche per questo che mantenere un orto con verdura di ottima qualità, senza cadere nel vero e proprio bisogno di utilizzare prodotti chimici risulta difficile. Da un lato è anche meglio così perchè si tratta di sostanze che pure in modica quantità, possono comunque risultare pericolose. 

Cito a titolo di esempio, i molluschicidi appetibili a basa di metaldeide. Ad esempio quella comunemente chiamata “Lumachina” Purtroppo talvolta capita che qualche gatto o qualche cane un pò ingenui ne assaggino qualche grano e ci rimettano le penne. Vi garantisco da veterinario che è davvero difficile salvarli. Non c’è un antidoto specifico, per cui bisogna lavorare sui sintomi con cardiotonici e analettici respiratori in cocktail con farmaci che agiscono sul sistema nervoso. Spesso si arriva troppo tardi. 

Rari ma insidiosi rischi anche per noi.

Il secondo pericolo è invece per noi. Oltre alla carne, il toxoplasma è trasmesso anche dalla verdura – ovviamente cruda – sulla quale siano finite microparticelle di feci feline contaminate e lì veicolate dalla terra o da goccioline di pioggia. Anche le mani sporche di terra possono veicolare il pericolo. La presenza di gatti, specialmente sinantropi in zone periferiche può essere associata a questo rischio. Come sapete, normalmente nelle persone passa come una febbricola, ma nella donna in gravidanza specie nel primo e nel secondo terzo del periodo, può provocare gravissimi danni al feto. Ecco perché chi si trova in stato interessante dovrebbe evitare la verdura e la carne crude.

Mi raccomando una cosa, il gatto domestico, magari quello sempre chiuso in casa, povero, non ha alcuna responsabilità. Per risultare contagioso, il materiale fecale del gatto ammalato, ha bisogno di una decina di giorni di maturazione sul terreno. Ecco perché con la trasmissione del pericoloso protozoo ci vogliono un prato o un orto di mezzo. Intesi?

Informarsi: la miglior strada.

Ecco, certe ciambelle, non escono proprio con un bel buco!

Al netto di queste alcune attenzioni il resto è gioia, vita e puro divertimento. Rilassa ed aiuta a distrarsi oltre a fornire grande soddisfazione. Come in tutte le cose è sempre bene tenersi informati. Da chi ha un bell’orto o da chi ha qualche anno sulle spalle. Un tempo le nozioni per far bene erano una tradizione tramandata a livello familiare. Oggi la moderna società, qualche buco nel passaggio della conoscenza lo ha lasciato.

Forse, a coprire questa falla, le istituzioni potrebbero proprio intervenire. Vedremo cosa si può fare.

9 Maggio 2021 0 Commenti
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Legname che prezzi!

Da Michele Dallapiccola 8 Maggio 2021

Abbiamo avuto modo di parlare in più occasioni. La gestione politica complessiva del post-Vaia fa sicuramente discutere anche se ad onore del vero, afflitta da molteplici fattori esterni.

In questi giorni abbiamo avuto occasione di frequentare alcune aziende sul nostro territorio, dalla Val di Fiemme, al Vanoi, fino in Val di non. Ovunque la stesse considerazioni, in linea con l’allarme generale che ha sollevato l’aumento di prezzo del materie edile.

Non è solo una questione di vivacità del mercato locale.

Il settore edile, come notorio, è stato ravvivato infatti dagli incentivi statali. Ma i colpi sul caro prezzi, sono influenzati anche dal profilo internazionale. Picchia particolarmente duro un esempio tra i tanti: l’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie ferrose. A poco è valso il grido d’allarme degli Artigiani, per voce del loro presidente. Gli ha risposto immediatamente la giunta offrendo solidarietà. Han detto, che capivano e che erano d’accordo. Ecco.

Sul legno, noi trentini ci abbiamo messo del nostro.

La fretta di vendere e l’inefficienza della Provincia nel realizzare un insufficiente numero di piazzali per il deposito, ha lasciato strada libera a tre fattori. Bostrico, austriaci e caro prezzi.

Così oggi ci sono situazioni paradossali dove qualcuno ha comprato lotti boschivi in tempi non sospetti e ora si trova in mano – il lotto – inteso come vincita. Ma c’è anche chi affogato tra gli ordinativi, si trova ad avere legname davanti alla porta, della segheria, disponibile ad un prezzo più caro di quello che magari viene da fuori provincia. Franco piazzale. 

Intanto nel bosco, sono moltissime le ditte di lavoratori che provengono dall’estero. Sono veloci, spregiudicati ma anche molto esperti. Competono con le nostre aziende rallentato a colpi di burocrazia. Tremenda spesso incomprensibile.  Eppure la sburocratizzazione doveva essere il cavallo di battaglia di questa lega di governo. Intanto il bostrico trionfa.

Si fa davvero fatica a capire il non senso di questi fatti.

Tant’è. Probabilmente dopo la tempesta Vaia, l’ultima cosa che ci voleva, era una pandemia che provocasse disordine economico e sociale di dimensioni come questa. Di certo, questa nostra giunta provinciale con la sua inesperienza e la sua scarsa capacità di visione ci ha messo del suo.

Solo che a fare le spese ora sono i consumatori finali. Ed è davvero un peccato.

8 Maggio 2021 0 Commenti
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Il tesoretto dell’avanzo di amministrazione. Dove andrà a finire?

Da Michele Dallapiccola 6 Maggio 2021

Ai più, non sarà sfuggito quanto la Giunta provinciale mostri di avere idee ancora piuttosto vaghe sul suo utilizzo. Il fatto che ci siano più soldi del passato, significa che non si è speso. In un momento dove la società trentina ne avrebbe avuto estremo bisogno.

Oggi pomeriggio, il registro di comunicazione adottato dalla giunta nel suo incontro con le Minoranze, era quello di mostrare fretta. Ci mancherebbe se non c’è! Ma i ristori dovevano essere distribuiti ben prima d’ora, come è stata capace di fare Bolzano, ad esempio. 

Il dato che va smascherato. 

La giunta afferma che la manovra vale 500 milioni. Dalla PAT però ne vengono poco più di 200, il resto, da Roma. E non è certo un merito o un’opportunità come sostiene l’assessore al Turismo: “Mai prima d’ora erano arrivati questi fondi!” ha affermato. Meno male – dico io – e speriamo sia pure l’ultima. Sono ristori che ripianano solo una piccola parte dei danni. E a ripiano dei danni dai una pandemia. In più, pur arrivando da Roma, non sono altro che debito dello Stato italiano. Lo pagheranno i nostri figli. Cos’aveva da esser contento proprio non lo ho capito.

Ad esempio, ai maestri di sci sono riservati 7 milioni€. Divisi tra il loro numero, spettano poco più di 2500€ a testa. In ristoro del mancato reddito di un intero anno.

Le misure di sostegno provinciale.

Premetto che ad oggi pomeriggio, la giunta non era ancora in grado di elencarle, neppure a grandissime linee: nell’ordine della decina di milioni di €. Sarà dunque difficilissimo provare a migliorare qualsiasi intervento che verrà proposto i prossimi gironi.

Ma la suspense non si ferma qui. Potrebbe coinvolge anche i fondi del Recovery Plan. Non sappiamo quando, quanto e se arriveranno risorse al Trentino. Anzi, più di tutto, inquieta il fatto che – da come si è espresso il Presidente – esiste anche l’ipotesi che alla nostra provincia non arrivi un bel nulla. Contemporaneamente, egli auspica che i fondi del Recovery P. vengano dirottati su progetti importanti. Si parla di sviluppo della tecnologia per l’idrogeno. E fin qui ci siamo. Sul secondo esempio, la giunta nomina lo sviluppo della quantistica. E qui si è incartata.

Vi devo confessare di essere rimasto profondamente deluso. Non si può parlare di milioni di euro come fossero noccioline. Un investimento così importante deve stare, almeno nella sua “ABC”, sulle punte delle dita di qualsiasi amministratore che si rispetti. E le spiegazioni purtroppo, sono mancate. A questo punto ho sentito il bisogno di chiedere una conferenza di informazione.

Per la cronaca i quanti sono particelle subatomiche che potrebbero essere utilizzati per trasmettere i dati come oggi lo sono i fotoni che li portano nella fibra ottica. Una sua evoluzione insomma.

La fretta è sempre cattiva consigliera. 

Rimane aperto il rammarico per un metodo “sui generis”. Il problema non è il tempo che scarseggia d’ora in poi, piuttosto quello che avremmo avuto a disposizione questo inverno passato. Invece, se ne è sprecato tanto ad annunciare false partenze e a spingere per aprire gli impianti. Col mondo del lavoro alla fine la giunta si è seduta troppo tardi. La strategia di ristoro – almeno provinciale – andava pianificata già a partire dalla fine dello scorso anno.

Sono parole dure, lo capisco. Il mio ruolo di consigliere di opposizione mi impone di dirle e me ne assumo la piena responsabilità. 

E’ grande la rabbia nel tessuto lavorativo e dell’impresa nella nostra provincia. Ma il rebus dei ristori alla crisi in Alto Adige ma addirittura anche in Veneto, lo hanno provato a risolvere prima ed in altra maniera.

Bastava copiare.

6 Maggio 2021 0 Commenti
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Sistema irriguo trentino. Poche speranze anche nel PNRR

Da Michele Dallapiccola 5 Maggio 2021

“Grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riusciamo finalmente ad offrire alle imprese agricole italiane gli strumenti ed il sostegno necessario per compiere il grande salto di qualità verso l’agricoltura 5.0.”

Così ha dichiarato il Ministro Stefano Patuanelli. Nel suo comunicato stampa di qualche giorno fa, aveva chiarito i macro obiettivi del PNRR prefissati per l’agricoltura:

  • Competitività del sistema alimentare.
  • Produzione energetica da fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni, miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi.
  • Miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, prevenzione del dissesto idrogeologico.

Quali, i fondi? E per fare cosa?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede che agli stanziamenti principali diretti per il settore agricolo, si affianchino altri progetti condivisi con altri Ministeri. I valori ipotizzati sono questi:

  • 800 milioni per la logistica
  • 1,5 miliardi per l’Agrisolare
  • 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole
  • 1,2 miliardi per i Contratti di Filiera e di Distretto
  • 1,92 miliardi per lo sviluppo di biogas e biometano
  • 880 milioni Resilienza dell’agrosistema irriguo. 

Tra tutte queste cifre, quanto è riservato al Trentino?

Così come immagineranno specialmente gli addetti al settore, il capitolo più interessante da dove possiamo attingere con progetti di sistema è quello dedicato alla rete irrigua. Degli 880 milioni riservati al comparto il Ministero conferma purtroppo che 360 milioni€ relativi a progetti già in corso, sono già opzionati. Per il Trenino, il plafond realmente disponibile potrebbe rivelarsi quindi di soli 500 milioni.

In questi riparti, normalmente, l’agricoltura provinciale vale l’1% del riparto nazionale. Se tanto mi da tanto su 500 milioni€ disponibili al Trentino ne spetterebbero 5? Ce ne faremmo ben poco.

Il Trentino agricolo ha sete, portafoglio vuoto e testa fra le nuvole quanto a soluzioni praticabili nel medio e lungo periodo

Si fa davvero fatica  a capire dove questa giunta voglia andare parare e quale direzione voglia prendere.

Il bacino ai Sette Larici

Emblematico, è il caso del Piano acqua Val di Non. L’esecutivo è finito alla berlina dei media per aver messo le amministrazioni locali con le spalle al muro: è stata loro richiesta acqua in cambio di sostegno allo sviluppo della valle. 

La notizia si è diffusa al tal punto che alcuni sindaci della Val di Non ci credono, e hanno calorosamente replicato in antifona gli inviti della Provincia. 

Le comunità non vanno messe in condizione di scontrarsi.

Né, l’amministrazione provinciale può pretendere che le soluzioni arrivino dai singoli. Si aspettano piuttosto proposte progettuali sulle quali discutere e ipotesi su dove reperire fondi e su come procedere.

La politica seria si comporta così.

5 Maggio 2021 0 Commenti
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Recovery fund – Recovery Plan – PNRR: che paroloni!

Da Michele Dallapiccola 4 Maggio 2021

Se un merito questa crisi lo ha avuto è stato quello di dimostrare che l’Europa esiste. Lo ha fatto dopo un periodo dove da madre padrona imponeva blocchi a scostamenti di bilancio, direttive e vincoli sempre mal digeriti.

Al Covid ha reagito però con il più tangibile dei sogni. Quello lasciato dal denaro. Dei 750 miliardi previsti dall’Unione Europea, sono destinati all’Italia 209 miliardi di euro, suddivisi tra 82 miliardi di sussidi e 127 miliardi in prestiti.

Questi stanziamenti prendono il nome di Recovery Fund e sono il fulcro del Piano per la ripresa dell’Europa. Queste risorse finanziarie, parte a fondo perduto e parte sotto forma di prestiti supporteranno la ripresa dell’economia degli Stati membri dell’UE.

In Italia, il piano per gli investimenti da realizzare con i fondi europei, detto anche Recovery Plan, è stato rinominato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il PNRR nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2021. Il testo del Recovery Plan stabilisce gli indirizzi principali che dovranno essere fulcro dell’attuazione in Italia, anche del Programma Next Generation EU. In questo caso parliamo di un ulteriore capitolo che implementa di qualche decina di milioni di € i fondi sopra nominati.

Il ruolo delle Provincie Autonome al concorrere a queste spese di investimento.

A tal proposito, la scorsa settimana il Ministro all’economia Daniele Franco ha incontrato i presidenti delle due Province Autonome di Trento e Bolzano.

Al suo ritorno da Roma, il Presidente trentino ha poi rilasciato un’intervista ad un quotidiano locale dai contenuti a dir po’ inquietanti. Si afferma che tra le opere finanziabili con queste risorse vanno escluse le opere stradali ed infrastrutturali. Per intenderci le varie reti e servizi.

La grande delusione

Ora, non è mistero che la giunta leghista e suoi consiglieri di maggioranza non abbiano pestato palmo a palmo, ogni fazzoletto di terra della nostra Provincia promettendo di attingere a finanziamenti dal Pnrr.

Per ogni località, la tanto sognata variante, l’attestato svincolo, l’utopico collegamento funiviario. A questo punto, si tratta di promesse completamente prive di fondamento e che vanno assolutamente smentite. Certo, i media ci mettono del loro, ma coi titoli dei giornali non va bene illudere le comunità. A questo link un esempio.

Lo si poteva immaginare

Tutti abbiamo memoria delle giuste considerazioni in Commissione Bilancio del Consiglio, delle parole del Presidente di Confindustria trentina dott. Manzana. Stimolava verbalmente la giunta a presentarsi al Governo romano con maggiore concretezza. 

La lega al ministro ha promesso efficienza. Capiamo tutti che è stato un anno difficile a causa del Covid. Senza scomodare esempi lontani – però – citiamo i nostri due territori confinanti viciniori.

Il Veneto e l’Alto Adige nell’approccio alla crisi e di riflesso alla considerazione di proprio governanti, hanno decisamente imboccato strade migliori. 

4 Maggio 2021 0 Commenti
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Una storia, il termalismo e il suo futuro.

Da Michele Dallapiccola 3 Maggio 2021

Tre considerazioni per provare a tenerci lontano da un triste destino dove ad andare male non è stato qualcosa di locale. 

Ma non distantissimo da noi, però. Cosa sia successo ed abbia mandato in declino questo luogo, non lo so. Il suo aspetto odierno però è sicuramente figlio di una storia intricata. Eppure di magica atmosfera qui, a Bagni di Mezzo in Val d’Ultimo se ne respira tanta.

Una storia che parte da lontano in un’epoca in cui qui non era ancora Italia. Ed i regnanti del nostro caro, indimenticato Impero, attraverso le loro frequentazioni, accarezzavano l’orgoglio anche delle località più lontane.

In Val d’Ultimo la principessa Sissi ci viene 3 volte. Ma ospiti della località furono anche il Cancelliere Bismarck ed i fratelli Mann. Ci si curava in questi luoghi, quando ancora la vacanza era per poche persone. E il termalismo probabilmente lo era ancor per meno. 

Intendiamoci, quello che ho rappresentato sopra non ha nulla a che vedere con il vero sviluppo delle Terme in Alto Adige oggi. In un certo senso hanno fatto scuola in tutta Italia. Centri pubblici e privati, costruiti con rara maestria dagli artigiani locali. Sono la gioia di milioni di persone ogni anno. Proprio per questo il Trentino non può e non deve essere da meno.

Proviamo a capire insieme come.

Oggi, il termalismo deve essere per tutti.

I tempi sono cambiati e il benessere, il wellness, lo stare bene sono tra i diritti fondamentali della nostra società. Anche in un momento di crisi profonda, come quella causata dalla pandemia in questo attuale momento. 

Nel termalismo la Provincia crede, ci ha sempre creduto tanto. Nello scorsa legislatura, oltre all’assetto normativo e organizzativo in questo settore sono state investite alcune decine di milioni di euro.

Sono state la migliore e più tangibile dimostrazione che la politica nutre fiducia nella risorsa Acqua. I pesanti impegni finanziari, riservati alle ristrutturazioni non hanno precluso di sostenere ricerca e promozione. 

Il futuro sarà spingere per una sempre più completa integrazione con il territorio.

Condizione necessaria rispetto ad un tempo dove, da sole, le terme potevano essere concepite come destinazione di vacanza. Oggi si collocano come base di benessere intorno alla quale ricostruire il proprio spirito ed il proprio stato d’animo. Consolidare l’aspetto sanitario ma migliorare la collaborazione con le varie località del territorio, sarà decisivo.

Sarà necessario ampliare l’offerta, integrarla, diversificano: raccontare la storia, come provavano a fare in val d’Ultimo già il secolo scorso, abbracciare la cultura, locale ed internazionale in un co-marketing con le nostre strutture museali e favorire l’approccio con l’ambiente naturale trentino anche grazie all’enogastronomia.

L’agroalimentare è un ottimo elemento attrattore per la nostra offerta turistica. Di qui la connessione agricoltura-turismo, che funziona benissimo anche se il soggiorno è principalmente per motivi termali. Il cruscotto del management del turismo deve ospitare i comandi di queste braccia operative, con pari dignità. 

Finora, a provocare ritardi, la burocrazia ci ha messo del suo (a mio avviso fin troppo). Il Trentino del turismo termale, e non solo come abbiamo visto, ha esaurito le sue riserve. Non solo di pazienza.

Siamo lontano da che in Trentino accadano spiacevoli evoluzioni come quelle che hanno afflitto i Bagni di Mezzo della nostra storia di copertina. Il destino di chi vive delle sole glorie del tempo che è stato – però –  è proprio quello lì.

3 Maggio 2021 0 Commenti
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Erbe selvatiche, che passione!

Da Michele Dallapiccola 2 Maggio 2021

Le chiamano erbe alimurgiche o della tradizione. Da buon trentino non faccio eccezione e approfitto della primavera come occasione unica per deliziarmi.

L’altro giorno con un mazzetto di “bruscandoi” i germogli della pianta di luppolo selvatico. Questa mattina vista la domenica grigia vestito da pioggia e pieno di buona volontà mi sono alzato presto. Sono andato a cercare le rive più propizie al reperimento di una pianta prelibata, l’asparago montano detto anche selvatico. Nulla a che vedere con quelli bianchi pure squisiti di Zambana ma qualcosa di assolutamente particolare che mi piace tanto perchè mi ricorda l’infanzia. Un gusto che si assapora anche per la sua rarità.

Rispettiamo le regole

La raccolta di queste erbe è normata da un decreto attuativo della legge provinciale 11 del 2007.  A questo link potete leggerne il testo integrale. Permette la raccolta di una modica quantità, vale a dire che un mazzetto è concesso a ciascuno di noi. E il gusto e la soddisfazione valgono il viaggio. Non chiedetemi i luoghi dove trovarli, sono segreti. Chi li conosce li custodisce come un piccolo tesoro. Avete mai ricevuto informazioni da un fungaiolo dove li va a raccogliere? 

Come si mangiano

Al massimo, ciò che posso consigliarvi è come gustarli. Sia i bruscandoli che gli asparagi selvatici vanno bolliti. A me piace farli andare poco, sentirli quasi croccanti. Poi si possono mangiare caldi arrostiti nel burro fuso, rigorosamente della Latte Trento da panna di centrifuga. Oppure freddi conditi con limone e olio EVO dell’Altro Garda. Laghel7 o l’Olio di Gu se li volete cercare. Per me i due migliori.

Comunque sia, non dobbiamo mai dimenticare di rispettare il bosco. E’ la cosa più importante quando si raccolgono questi frutti della natura. Comportiamoci bene, con chi ci vuole bene.

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Non è un Primo Maggio qualsiasi.

Da Michele Dallapiccola 1 Maggio 2021

Almeno non quello di quest’anno! Ho motivo di pensare che la festa del Lavoro è stata particolarmente sentita, perché il lavoro è un po’ come la salute. Ci accorgiamo quanto vale quando manca.

Salute e lavoro, specie in questo ultimo anno trascorso, sono mancati davvero a troppe persone. Chiunque tra noi abbia avuto la fortuna di non vivere questi problemi, almeno da vicino, ha avuto qualcuno colpito dal virus o dalla perdita di lavoro.

Tutti abbiamo fatto del nostro meglio

Rispettando le regole, aiutando il prossimo, facendo delle rinunce. E chi aveva ruoli diretti, dalla situazione critica è stato sottoposto ad uno stress incommensurabile. Il personale sanitario, i volontari, gli insegnati e gli addetti ai servizi essenziali, commercianti e commessi, tutti quelli in prima linea, pur con vari gradi di responsabilità. Forse, è riuscita a dimostrare una sua utilità anche la politica o meglio ancora l’amministrazione. Coi suoi errori con le sue mancanze, ha recuperato, pur non dappertutto, la sua credibilità. Senza le regole che ha imposto, ad esempio, non sapremmo come sarebbe andata. Certo un drammatico, lontanissimo (perdonerete, inappropriato) esempio lo abbiamo osservato dove, per una serie di motivi, le regole sociali e civili non sono state seguite. Lì, la pandemia ha picchiato durissimo.

Il disagio sommerso della gente di montagna

Qui, nel civile Trentino, apparentemente le cose sono andate meno peggio che altrove. Anche se la percezione è che nella generalità dei casi, il disagio, tenda a rimanere sommerso. Ho la convinzione che la gente di montagna quasi viva l’imbarazzo di mostrarsi in difficoltà. Eppure l’indigenza esiste. I suoi numeri, li riportano le istituzioni ed il volontariato che segue chi è costretto a palesarsi a causa del bisogno. Il riservo va capito.

E quale smacco peggiore del non avere un impiego. Credo derivi quasi da un senso religioso che ci pervade. Per i trentini è quasi una necessità. Siamo un popolo che non è capace di stare con le mani in mano. Lo cerchiamo, lo inseguiamo e specialmente nelle valli dove è un po’ più facile che in città. Ci avete fatto caso anche voi, no? Per quanto impegnate con quella principale, sono moltissime le persone che riempiono il proprio tempo anche con qualche attività collaterale. Che sia nel volontariato che sia ad esempio nel rapporto con la terra.

Quella stessa terra che oggi, primo maggio a primavera inoltrata, ci mostra un tripudio di gemme, di foglie e di primi fiori. Sono i colori del nostro paesaggio. Sono quelli della ripresa, sono la metafora di ciò che più stiamo aspettando.

Riprenderci la nostra vita di prima. 

Accadrà. Grazie allo lo scudo di quel vaccino che l’umanità è riuscita a produrre in tempi inimmaginabili prima d’ora. 

E’ il primo maggio della solidarietà, il primo maggio del pensiero rivolto a chi aspetta di poter finalmente riprendere a lavorare. Il primo maggio dove la dignità della nostra società, passa attraverso i piccolo gesti di ciascuno. Ma c’è una cosa che possiamo fare tutti noi. Un obbligo morale. Contribuire all’immunità di gregge.

Vaccinarsi arginerà il virus in tempi più brevi, permetterà a tutti di poter lavorare prima. Ci consentirà di riprenderci in mano la nostra vita di un tempo.

1 Maggio 2021 0 Commenti
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Michele dallapiccola

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